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Interpretare le invisibili connessioni alla base di fenomeni sociali, culturali e scientifici. Dar loro una forma intelligibile. E trasformarla in un’opera d’arte straordinaria. 
Se c’era un luogo a Milano in cui il lavoro di Albert-László Barabási poteva trovare casa, questo non poteva essere altro che il MEET, il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale. Al pioniere della scienza delle reti, che per primo ha scoperto e reso visibile l’ordine nascosto dietro i sistemi complessi di dati, il museo dedica la mostra The Art of Connection. C’è tempo fino al 16 aprile per visitarla. Ma si può approfittare subito del weekend di Milano MuseoCity, quando, oltre alle opere di Barabási, al MEET tornerà anche la Breathing Staircases di Silvio Wolf.

Interpretare le invisibili connessioni alla base di fenomeni sociali, culturali e scientifici. Dar loro una forma intelligibile. E trasformarla in un’opera d’arte straordinaria. 
Se c’era un luogo a Milano in cui il lavoro di Albert-László Barabási poteva trovare casa, questo non poteva essere altro che il MEET, il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale. Al pioniere della scienza delle reti, che per primo ha scoperto e reso visibile l’ordine nascosto dietro i sistemi complessi di dati, il museo dedica la mostra The Art of Connection. C’è tempo fino al 16 aprile per visitarla. Ma si può approfittare subito del weekend di Milano MuseoCity, quando, oltre alle opere di Barabási, al MEET tornerà anche la Breathing Staircases di Silvio Wolf.

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